Ma che ansia! “Mi sento sempre come se dovesse succedere qualcosa….” 

L’ansia, argomento inesauribile, fonte di continue lamentele e di infinite conversazioni. Avere l’ansia, essere ansiosi, curare i disturbi d’ansia, come fare a convivere con l’ansia. Eccetera eccetera.

Ma l’ANSIA, che cos’è?

Intanto, nella grande maggioranza dei casi, non va vista come una malattia e neanche come un handicap. Potrebbe invece essere un meccanismo utile, una risorsa, una difesa valida in situazioni autenticamente pericolose. Potrebbe – in situazioni estreme – salvarti la vita, in altre darti l’energia per raggiungere un risultato molto difficile.

Proviamo a capire la natura del fenomeno: l’ansia è rappresentabile come un sistema di allarme, come, ad esempio, quello dell’auto o dell’appartamento. Se stai per affrontare l’esame di maturità o sei in procinto di fare il tuo primo lancio col paracadute è ovvio e utile che tu sia in ansia perché ti è indispensabile per affrontare la prova. Ti darà estrema attenzione, prontezza di riflessi ed energia che troveranno ottimo utilizzo nel corso dell’esperienza. Diversa è la questione se ti allarmi per cose di poco conto e sei indotto a pensarci in continuazione senza reale necessità né vantaggio.

Il sistema deve attivarsi in presenza di una minaccia reale; deve far partire la sirena perché ci sono i ladri in azione, non perché tira vento o sta passando l’autobus. C’è un problema di regolazione della sensibilità di questo sistema di allarme che deve risultare sempre adeguato ai problemi reali e non tale da indurci a credere che stiano per accadere cose terribili quando nulla di veramente pericoloso si affaccia all’orizzonte. 

Ansiosi si nasce o si diventa?

Spesso ansiosi si nasce e non è difficile osservare la presenza di manifestazioni di ansia all’interno del nucleo familiare. Questa regolazione del sistema può essere un tratto ereditario presente nel nostro DNA e collocato all’interno di una parte primitiva e potente del nostro cervello; la presenza di moltissime persone portatrici di questa caratteristica ci dice che, probabilmente, questo apparato ipersensibile – in una remota antichità-  ha consentito a chi ne era dotato di sopravvivere a grandi minacce e a terribili pericoli e quindi a trasmettere il proprio DNA ai propri discendenti.  

Purtroppo, talvolta, l’ansia è sintomo di una condizione alterata di salute; può essere la conseguenza di una difficoltà di adattamento ad un particolare momento della vita, di un protratto periodo di stress e/o surmenage, oppure la manifestazione secondaria di uno stato depressivo. Nell’anziano potrebbe anche essere il segnale anticipatore dell’inizio di un processo degenerativo per il quale occorre prendere provvedimenti.

L’importante è conoscere la propria condizione ansiosa per sapere come gestirla. Se si tratta di un’ansia di base, quella che abbiamo sempre avuto sin da bambini, occorrerà imparare a farne buon uso e sfruttarne le potenzialità governando eventuali eccessi. Se, non sapendo gestirla, saremo caduti in un vero e proprio disturbo d’ansia, dovremo fare una terapia adeguata. Se invece risulterà conseguenza di un altro disturbo, di natura psichica o medica generale, dovremo curare quella patologia.

In ogni caso teniamo presente l’utilità di questo stato psichico sia come segnale che come strumento; come diceva Carl Gustav Jung, non siamo noi che curiamo le nostre nevrosi, ma queste che curano noi.

 

Redazione L’Elefante Invisibile

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